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BALNEARI: PROROGA DELLE CONCESSIONI FINO A SETTEMBRE 2027

Il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge che proroga le concessioni balneari fino a settembre 2027, segnando un importante passo avanti nella risoluzione di una questione che ha suscitato ampio dibattito negli ultimi anni. Il provvedimento, accolto positivamente sia a livello nazionale che europeo, rappresenta un compromesso tra l'apertura del mercato delle concessioni e la tutela delle aspettative degli attuali concessionari.

'accordo è frutto di una stretta collaborazione tra il governo italiano e la Commissione europea, che ha permesso di raggiungere un equilibrio tra le normative europee e le esigenze del settore balneare italiano. La Commissione europea, per voce della portavoce Johanna Bernsel, ha accolto favorevolmente la decisione dell'Italia, sottolineando che la soluzione individuata è frutto di un'intesa comune e garantirà un quadro normativo chiaro, aperto e non discriminatorio.

Tra i punti salienti della riforma delle concessioni balneari:
- Proroga delle concessioni esistenti fino a settembre 2027.
- Obbligo di avviare le gare entro giugno 2027, con nuove concessioni che avranno una durata compresa tra 5 e 20 anni, per consentire ai nuovi concessionari di ammortizzare gli investimenti effettuati.
- Tutela dei lavoratori impiegati nelle precedenti concessioni, che dipendevano da tali attività come principale fonte di reddito.
- Indennizzo per il concessionario uscente, che sarà a carico del nuovo concessionario e coprirà il valore dei beni ammortizzabili e non ancora ammortizzati, oltre a un'equa remunerazione degli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni.
- Valutazione delle offerte sulla base dell'esperienza pregressa: sarà considerato un criterio preferenziale l'aver gestito una concessione balneare nei cinque anni precedenti come principale fonte di reddito.

Questo provvedimento offre un quadro di stabilità temporanea per le imprese del settore balneare, che potranno continuare le proprie attività fino al 2027 senza l'incertezza legata alla scadenza delle concessioni. Al contempo, viene delineata una roadmap chiara per l'apertura del mercato, con l'obbligo di avviare le gare entro il 2027, offrendo opportunità per nuovi operatori di entrare nel settore

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Aumento dell'occupazione in Italia, ma trainato dalle partite Iva

I dati Istat e Eurostat di luglio hanno mostrato un aumento dell’occupazione in Italia e in tutto il continente. Alcuni dettagli mostrano situazioni anomale o preoccupanti.

La quasi totalità dell’aumento degli occupati dipende da una netta crescita delle partite Iva, quindi degli autonomi, all’interno del nostro mercato del lavoro. 
I dati sugli uomini rimangono stabili mentre migliora nettamente l’occupazione femminile. Ancora seri problemi per i giovani, tra cui crescono fortemente gli inattivi, coloro che non cercano lavoro pur non essendo occupati.

Le persone che lavorano nel nostro Paese toccano un nuovo record storico in valori assoluti arrivando a oltre 24 milioni, il 62,3% del totale di coloro che sono in età lavorativa. Un netto aumento in confronto sia al mese precedente, +56mila lavoratori, che a un anno fa, quando erano impiegate quasi mezzo milione di persone in meno.

L’occupazione in Europa raggiunge i migliori risultati dal 2008 con un tasso medio di disoccupazione del 6,4%. Si tratta di un solo decimale in meno del dato italiano
 

Però tra le persone tra i 25 e i 34 si registra ancora un altissimo tasso di disoccupazione, pari al 20,8% del totale. 

Un fenomeno preoccupante causato  dall’aumento degli inattivi.

Tra giugno e luglio sono 73mila in più le persone con meno di 34 anni che hanno smesso di cercare un lavoro e si sono rassegnate al loro stato di inoccupazione.

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Artigiani e camionisti rischiano di scomparire

Oggi gli artigiani in Italia sono appena 1 milione 457mila, con una certa differenza tra le varie province; nel 2012 erano circa 1 milione 867mila: solo nel 2023 il numero è crollato di quasi 410mila unità. Una perdita rapidissima di figure che svolgono lavori vari di riparazione, discesa che ha vissuto una battuta d’arresto solo nell’anno post Covid, facendo segnare un +2.325 tra il 2021 e il 2020.

In calo non sono solo i singoli artigiani, ma anche le imprese artigiane. Secondo i dati Infocamere/Movimprese, anche il numero delle aziende attive è in forte diminuzione. Oggi sono appena 1 milione 258.079 (dato 2023), mentre nel 2008 – anno in cui si è toccato il picco massimo degli anni 2000 – erano 1 milione 486.559, per poi iniziare un continuo calo che non sembra arrestarsi.

Abbiamo più avvocati che idraulici. Oggi in Italia ci sono circa 237mila avvocati, mentre gli idraulici sono appena 180mila. “Colpa” – se così si può dire – del crescente investimento nella cultura e nell’innovazione tecnologica tipici dei Paesi avanzati, ma anche della fuga di cervelli che hanno spinto fuori dai confini nazionali migliaia di giovani italiani, anche schiacciati da tassazioni molto pesanti e da scarsissimi sostegni al reddito, soprattutto se partite Iva.

Discorso simile per i camionisti, di cui sempre ha parlato la Cgia alcuni giorni fa: in Italia ne mancano almeno 22mila, così come mancano gli operai. Un problema, purtroppo, che non riguarda solo il nostro Paese: in tutta Europa trovare autisti da mettere alla guida di un tir è diventato proibitivo. Ci sono la stanchezza fisica per le tante ore al volante, i ritmi di lavoro piuttosto estenuanti ma anche una forte barriera all’ingresso, visto che per poter guidare un tir è necessario, per legge, conseguire la patente di guida professionale, la cosiddetta Cqc.

Ci sono però tre settori che si salvano e che però, non a caso, sono piena espressione di quella trasformazione culturale di cui parlavamo: sono quelli del benessere, dell’informatica e dell’alimentare, che presentano dati in controtendenza.

Nel primo, ad esempio, si continua a registrare un costante aumento di parrucchieri, estetisti e ora anche tatuatori. Nel secondo, invece – che non si inserisce infatti nei lavori “artigianali” originariamente intesi – sono in decisa espansione i sistemisti, gli addetti al web marketing, i videomaker e gli esperti di social media, dai social media manager agli influencer. Buone performance anche per l’alimentare, con risultati molto positivi per gelatai, gastronomi, gestori di lavanderie a gettone e di pizzerie da asporto, soprattutto nelle città ad alta vocazione turistica.

Manca una programmazione formativa mirata all'artigianato, con una responsabilità politica evidente.

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Bonus ZES Sud: online modello di comunicazione integrativa

Il Ministero dell’Economia, tramite l’Agenzia delle Entrate, ha reso disponibile il nuovo modello di comunicazione integrativa per i progetti di investimento realizzati nella ZES unica del Mezzogiorno entro il termine del 15 novembre 2024.

L’invio della comunicazione è previsto dal 18 novembre al 2 dicembre 2024, esclusivamente in via telematica. Si tratta di un passaggio essenziale per l’accesso al credito d’imposta spettante, a pena di decadenza dall’agevolazione.

Per maggiori informazioni: https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/web/guest/credito-imposta-per-investimenti-in-zes-unica/infogen-credito-imposta-per-investimenti-in-zes-unica-imprese.

Responsabile SNI Orientamento Taranto

dr.ssa Barbara Saltalamacchia

mail: sni@brta.camcom.it

Tel. 099 7783030

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La vita lavorativa sale a 33 anni, ma in Ue L'Italia è penultima: la classifica Eurostat

Secondo un'indagine Eurostat la vita lavorativa in Italia ha raggiunto i 32,9 anni: valore, però, penultimo in Ue e che non vale per le donne.
Questo valore è cresciuto ma rimane lontano dal livello generale europeo di 36,9 anni. 
Mentre le lavoratrici, nel nostro Paese hanno una carriera inferiore di ben 8,9 anni rispetto agli uomini, più corta di 6,4 anni se si considerano le donne nel resto del continente.

 

Secondo i dati Eurostat la durata dell’occupazione della forza lavoro dell’Unione europea è aumentata costantemente dal 2013, ad eccezione del 2020, quando per l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 il livello è sceso a 35,6 anni dai 35,9 dell’anno precedente.
La tendenza è tornata a livello pre-pandemia nel 2021, per ricominciare a salire fino ai 36,9 anni registrati in generale nell’Ue nel 2023.

Per le donne, la durata media della vita lavorativa nell’Ue è di 34,7 anni, con le carriere più lunghe che si registrano in Svezia (41,9 anni), nei Paesi Bassi e in Estonia (entrambi 41,5 anni). Ultima di questa graduatoria al femminile proprio l’Italia con 28,3 anni, preceduta da Romania (28,5 anni) e Grecia (30,6 anni), nonostante nel nostro Paese il valore sia salito di 7 anni dal 2000.
Ciò fa registrare il gap di genere più largo (8,9 anni) eccettuate Lituania ed Estonia: unici paesi Ue in cui si registra un divario di genere negativo, cioè dove le donne lavorano più a lungo degli uomini, rispettivamente di 1,3 anni e 0,8 anni in più rispetto agli uomini. 

Tra il 2013 e il 2023, la durata della vita lavorativa è aumentata in tutti i paesi dell’Ue, tranne in Romania, unica nazione a sperimentare un calo (0,4 anni) dovuto principalmente a un calo tra le donne. 
Cinque paesi hanno registrato un aumento significativo, Ungheria (6,2 anni), Malta (5,3 anni), Irlanda (4,4 anni), Estonia (4,3 anni) e Paesi Bassi (4,0 anni) e in particolare la crescita fatta segnare da Malta è stata trascinata dall’estensione delle carriere femminili.

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Legge quadro MIMIT: Tutela del Made in Italy

La tutela dei prodotti Made in Italy è cruciale per preservare l'autenticità e l'integrità del nostro patrimonio produttivo. Il disegno di legge introduce misure rigorose contro la contraffazione e l'uso speculativo dell'Italian Sounding, proteggendo così i consumatori e le imprese che operano correttamente.

Per maggiori informazioni: https://www.mimit.gov.it/it/made-in-italy/legge-quadro/tutela-del-made-in-italy.

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Bando Mimit: pubblicato il bando per favorire l'accesso alla nuova tutela europea dei prodotti IGP non agroalimentari

È stato pubblicato sul Portale del Ministero delle Imprese e del Made in Italy il decreto direttoriale che stabilisce i requisiti, le spese ammissibili, l’entità e le modalità di erogazione del contributo destinato alle associazioni di produttori per le spese di consulenza tecnica sostenute per la predisposizione del disciplinare di produzione dei prodotti industriali e artigianali tipici.

A partire dal 16 settembre 2024 ed entro le ore 13 del 31 ottobre 2024 le associazioni di produttori potranno presentare la propria domanda. Le richieste dovranno essere inviate, complete di tutta la documentazione necessaria, all’indirizzo PEC: bandodisciplinariigp@pec.mimit.gov.it.

l contributo è concesso nella misura dell'80% delle spese sostenute e valutate ammissibili, fino a un importo massimo concedibile pari a 30.000,00 euro (trentamila/00) per ciascun soggetto beneficiario.

Per maggiori informazioni, consultare il bando: https://www.mimit.gov.it/it/notizie-stampa/mimit-3-milioni-di-euro-per-favorire-laccesso-alla-nuova-tutela-europea-dei-prodotti-igp-non-agroalimentari-pubblicato-il-bando.

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Affitti brevi, le nuove norme in vigore dal 1° settembre 2024

Dopo un periodo di rodaggio, entra in vigore dal 1° settembre 2024 la banca dati delle strutture ricettive (BDSR), piattaforma tramite la quale sarà possibile richiedere il CIN (Codice identificativo nazionale) da utilizzare per poter esercitare l’attività di affitto breve. 

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Circolare operativa MIMIT del 16 agosto 2024: Transizione 5.0

La Circolare operativa fornisce chiarimenti tecnici in relazione a specifici profili, utili ai fini della corretta applicazione della nuova disciplina agevolativa.

Per maggiori informazioni, consultare il testo della Circolare linkata: https://www.mimit.gov.it/it/normativa/circolari-note-direttive-e-atti-di-indirizzo/circolare-operativa-16-agosto-2024-n-25877-transizione-5-0.

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Transizione digitale delle imprese, in Italia manca il personale specializzato. Palermo alla quarantacinquesima posizione

Transizione digitale delle imprese, in Italia manca il personale specializzato. 

Palermo alla quarantacinquesima posizione nella classifica nazionale delle province con maggiori capacità.

E' stata  stimata la necessità delle imprese italiane di ben 699mila lavoratori con competenze digitali avanzate 4.0, più della metà dei quali sono di difficile rintracciabilità (il 51,8 per cento). All’appello mancano dunque 362mila figure professionali specializzate.

 

E' stata presentata un’analisi offerta da Confartigianato e, in questa ultima rilevazione, emerge l’assenza di specifiche figure che faciliterebbero il processo di transizione digitale delle imprese. 

Si tratta di 362mila lavoratori mancanti e con e-skill specifiche quali:
- l’intelligenza artificiale;
- il cloud computing;
- l’Industrial internet of things (IoT);
- il data analytics;
- i big data;
- la realtà virtuale e aumentata;
- la blockchain.

Questa carenza di personale appare inoltre più marcata nelle micro e piccole imprese italiane, all’interno delle quali la percentuale di mansioni che richiedono competenze digitali specifiche sale al 54,9 per cento. 

Il territorio dove si registra la maggiore difficoltà a reperire personale qualificato per il cambio di paradigma digitale è il Trentino-Alto Adige, con la provincia di Bolzano in testa. Nella Regione, in media, ben il 65,8 per cento delle ricerche va vuoto, a Bolzano il 69,2 per cento. Subito dopo troviamo il Friuli-Venezia Giulia, dove ben il 62,6 per cento della ricerca di lavoratori specializzati nelle suddette competenze non porta a nessun frutto. Tra le Regioni che superano il valore medio nazionale del mismatch tra ricerca e offerta c’è anche la Lombardia dove, in numeri assoluti, c’è la situazione più critica: a mancare sono 80.250 specialisti, cioè il 52,3 per cento del totale ricercato.

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