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Trasformare la ditta individuale in Srls unipersonale: cosa cambia e come fare

La ditta individuale una forma giuridica molto diffusa in Italia, ma non sempre è la più adatta sul lungo periodo alle esigenze di chi vuole avviare o ampliare un’attività imprenditoriale. Spesso, infatti, si può optare per convertire la propria partita IVA, ad attività ben avviata, in una società come la Srls unipersonale, che offre maggiori vantaggi in termini di responsabilità limitata, tassazione agevolata e flessibilità organizzativa.

Da ditta individuale a Srl: quando e come conviene

Trasformare la propria ditta individuale in una Società a Responsabilità Limitata (Srl) o in una Srl semplificata unipersonale (Srls) può portare diversi vantaggi, soprattutto se:

  • si supera la soglia di fatturato di 85.000 euro, che impedisce di usufruire del regime forfettario e obbliga a pagare più tasse e contributi; 
  • si vogliono attrarre nuovi investitori o partner per espandere l’attività; 
  • si vuole evitare di rischiare il proprio patrimonio personale in caso di fallimento o di debiti;
  • si vuole separare il proprio patrimonio personale da quello dell’attività.

Infatti, con la ditta individuale, il titolare è responsabile illimitatamente delle obbligazioni assunte, mentre con la Srl o la Srls, la responsabilità è limitata al capitale sociale versato.

 

Differenza tra Srl e Srls

Trasformare la ditta individuale in Srl o in Srls è una decisione importante che va valutata attentamente, considerando i pro e i contro di ogni forma giuridica e le proprie esigenze specifiche:

  • la Srl richiede un capitale sociale minimo di 10.000 euro, mentre la Srls può avere un capitale sociale da un euro a 9.999,99 euro; 
  • la Srl può avere uno statuto personalizzato, mentre la Srls deve seguire uno statuto standard; 
  • la Srl può essere creata trasferendo il patrimonio della ditta individuale nella società, mentre la Srls può essere creata solo versando denaro.

La scelta tra le due forme giuridica dipende da diversi fattori. Se si vuole creare una società da zero (eventualmente chiudendo una p.IVA preesistente), si può optare per la Srls, che ha un costo inferiore. Se invece si vuole trasformare una ditta individuale in società, si può preferire la Srl. Questo perché una ditta individuale con regime forfettario che perde questo beneficio, invece di passare a una ditta individuale ordinaria (con un alto onere fiscale e amministrativo), può diventare una Srl unipersonale, che conserva i vantaggi dell’autonomia e riduce le tasse.

 

Da ditta individuale a Srl: quali sono gli obblighi da rispettare

La Srl deve tenere dei libri contabili, che registrano la contabilità e i movimenti della società, e sono responsabilità dell’amministratore. I libri contabili obbligatori per la Srl sono:

  • libro giornale;
  • inventario;
  • libro delle scritture ausiliari;
  • registro dei beni ammortizzabili;
  • registri Iva;
  • libri delle assemblee dei soci;
  • libri degli amministratori.

Inoltre, la Srl deve seguire degli obblighi e degli adempimenti fiscali più complessi rispetto alla ditta individuale. Infatti, la Srl non può scegliere il regime forfettario, che prevede meno tasse e contributi. La tassazione prevista per la Srl prevede il pagamento di:

  • IRES: 24% sull’utile lordo;
  • IRAP: 3,9% sul reddito d’impresa;
  • INAIL;
  • IRPEF: dal 23% al 43%.

 

Come trasformare la ditta individuale in Srl

Per trasformare la ditta individuale in Srl bisogna seguire una procedura che prevede il conferimento del patrimonio della ditta individuale nella nuova società. In pratica, si scambia il valore della ditta individuale con le quote della Srl.

Il conferimento può essere fatto tramite atto notarile o tramite procedura amministrativa. In entrambi i casi, occorre redigere lo statuto della società, registrarlo presso l’Agenzia delle Entrate e pubblicarlo sulla Gazzetta Ufficiale. Inoltre, occorre aprire nuovi conti bancari per la società e iscriverla alla Camera di Commercio.

Il conferimento comporta anche il pagamento di alcune spese, tra cui:

  • spese notarili, spese relative alla stesura dell’atto costitutivo e dello statuto, alla registrazione e alla pubblicazione. Variano in base al valore della partita Iva e al numero dei soci;
  • spese amministrative, inerenti all’apertura dei conti bancari e all’iscrizione alla Camera di Commercio. Dipendono dal tipo di conto e dal fornitore scelto;
  • spese fiscali, dovute all’imposta sul reddito delle società (IRPEF) che il socio deve pagare sulla quota ricevuta dalla società. Variano in base al regime fiscale e al reddito imponibile.

Per avere una stima più precisa delle spese, è consigliabile consultare un commercialista o un esperto del settore.

Trasformare la ditta individuale in Srl è una scelta strategica che può portare numerosi vantaggi per i lavoratori autonomi che vogliono crescere e innovare il proprio business. 

 

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Gio 14 Dic, 2023
Partita IVA

Le novità per le partite IVA in regime forfettario nel 2024

Aggiornamenti per le p.IVA a regime nel 2024: fattura elettronica obbligatoria e perdita di semplificazioni contabili.

Il regime forfettario è una delle opzioni fiscali più vantaggiose per chi vuole avviare o gestire un’attività imprenditoriale. Si tratta di un regime agevolato che prevede una tassazione ridotta e l’assenza di alcune obbligazioni contabili e fiscali. Tuttavia, il regime forfettario non è esente da cambiamenti e richiede una costante aggiornamento.

Tra le novità previste per il 2024, ci sono due aspetti che riguardano le partite IVA in regime forfettario: l’obbligo di emettere fattura elettronica e la possibilità di perdere alcune semplificazioni contabili.

L’obbligo di emettere fattura elettronica

Dal 1° gennaio 2024, tutti i forfettari dovranno emettere fattura elettronica anche se hanno un fatturato inferiore a 25.000 euro o compensi inferiori a 85.000 euro. Questo significa che dovranno utilizzare dei software appositi per la generazione e l’invio delle fatture in formato XML al sistema dell’Agenzia delle Entrate. L’obbligo di fattura elettronica non comporta alcun aumento dell’imposta da pagare, ma richiede una maggiore attenzione alla gestione delle scritture contabili.

La perdita delle semplificazioni contabili

Alcuni forfettari potrebbero perdere le semplificazioni contabili che caratterizzano il regime fiscale, come ad esempio l’assenza di registrazione tenuta delle scritture contabili, l’esenzione dall’inserimento dell’IVA in fattura e dal pagamento dell’IVA sugli acquisti. Questo dipende dalla scelta del cd. concordato preventivo biennale (CPCB), che consente ai forfettari di accedere a determinate agevolazioni fiscali in cambio della presentazione di una dichiarazione annuale integrativa (DAI) con i dati relativi al reddito imponibile.

Il CPCB è soggetto a delle condizioni da rispettare per poter beneficiare delle agevolazioni fiscali, tra cui ad esempio:

  • avere un reddito imponibile annuo inferiore a 85.000 euro;
  • non avere spese superiore a 20.000 euro lordi per collaborazioni, dipendenti o altri tipi di lavori;
  • non avere debiti verso il Fisco superiore a 20.000 euro;
  • non avere partecipazioni societarie superiori al 10%.

Se queste condizioni non sono soddisfatte, il forfettario dovrà adeguarsi alle norme vigenti sulle scritture contabili e sulla dichiarazione IVA.

Queste sono le principali novità introdotte per le partite IVA in regime forfettario nel 2024. Si tratta di cambiamenti importanti che richiedono una maggiore attenzione da parte dei contribuenti. 

 

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Gio 14 Dic, 2023
partita iva

Beni strumentali e regime forfettario: cosa devi sapere

Come funzionano i beni strumentali nel regime forfettario? Ecco quali sono i requisiti, i vantaggi e le limitazioni di questa forma di tassazione agevolata per i lavoratori autonomi.

Se sei un lavoratore autonomo, probabilmente ti interessa sapere come gestire i costi relativi ai beni strumentali che utilizzi per svolgere la tua attività. I beni strumentali sono tutti quegli oggetti o dispositivi che ti aiutano a migliorare la qualità e l’efficienza del tuo lavoro, come computer, stampanti, mobili, ecc. Tuttavia, non tutti i beni strumentali sono ammortizzabili o soggetti a credito d’imposta nel regime forfettario.

Il regime forfettario è una forma semplificata di regime fiscale per i lavoratori autonomi, che prevede una tassazione agevolata in base al reddito imponibile e non alla base imponibile. In questo regime, non è possibile dedurre direttamente le spese sostenute per l’attività professionale, ma solo quelle relative ai cespiti, ovvero i beni strumentali acquistati con la partita IVA e che superano il valore di 516 euro.

I cespiti vengono registrati in un libro apposito e sono divisi per anno di acquisto. Per accedere al regime forfettario, bisogna rispettare alcuni requisiti, tra cui:

  • Avere un reddito annuo inferiore a 72.000 euro;
  • Non superare il limite dei 20 mila euro per l’acquisto dei cespiti (o dei 15 mila euro per il regime dei minimi);
  • Non essere titolari di altre partite IVA o di altre forme societarie;
  • Non essere soggetti ad altre forme di tassazione agevolata.

Se si rispettano questi requisiti, si può beneficiare del regime forfettario e pagare una tassazione del 5% sul reddito imponibile. Questo significa che si può risparmiare rispetto al regime ordinario o ad altri regimi fiscali più onerosi.

Tuttavia, bisogna tenere presente che il regime forfettario ha anche delle limitazioni e delle sfide. Ad esempio:

  • Non è possibile scaricare le spese sostenute per l’attività professionale come deduzione fiscale;
  • Bisogna tenere una contabilità ordinata e documentata;
  • Bisogna rispettare le norme sulla dichiarazione dei redditi e sulle imposte dirette (IRPEF e IRES);
  • Bisogna valutare periodicamente se conviene cambiare regime fiscale in base alle proprie esigenze.

Il regime forfettario è una soluzione vantaggiosa per i lavoratori autonomi che vogliono pagare meno tasse e semplificare la loro contabilità. Tuttavia, bisogna fare attenzione a come gestire i beni strumentali, che sono solo quelli acquistati con la partita IVA e che superano il valore di 516 euro. Questi beni sono ammortizzabili e soggetti a credito d’imposta, ma devono essere registrati in un libro apposito e rispettare il limite di spesa annuale. Inoltre, bisogna valutare periodicamente se il regime forfettario è ancora conveniente in base alle proprie esigenze e al proprio reddito.

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Gio 14 Dic, 2023

Pubblicata l'introduzione alle diverse forme di assunzione in particolare il contratto INDETERMINATO

INTRODUZIONE ALLE DIVERSE FORME DI ASSUNZIONE IN PARTICOLARE IL CONTRATTO DETERMINATO: SPECIFICHE CARATTERISTICHE, IL CAMPO DI APPLICAZIONE NONCHE' I RISPETTIVI RIFERIMENTI.

 

LINK DELLA NEWS:  https://sni.unioncamere.it/approfondimenti/le-diverse-forme-di-assunzione-il-contratto-tempo-indeterminatohttps://sni.unioncamere.it/approfondimenti/le-diverse-forme-di-assunzione-il-contratto-tempo-indeterminato

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Ven 15 Dic, 2023

Pubblicata l'introduzione alle diverse forme di assunzione in particolare il contratto DETERMINATO

INTRODUZIONE ALLE DIVERSE FORME DI ASSUNZIONE IN PARTICOLARE IL CONTRATTO DETERMINATO: SPECIFICHE CARATTERISTICHE, IL CAMPO DI APPLICAZIONE NONCHE' I RISPETTIVI RIFERIMENTI.
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Ven 15 Dic, 2023

Le diverse forme di assunzione: Il contratto a tempo determinato

Introduzione alle diverse forme di assunzione in particolare il contratto determinato: specifiche caratteristiche, il campo di applicazione nonché i rispettivi riferimenti normativi.

In Italia, esistono diverse forme di assunzione che si differenziano per la durata del rapporto, le modalità di svolgimento e i diritti e doveri dei lavoratori e dei datori di lavoro.

Le forme di assunzione più comuni sono:

  • Contratto a tempo indeterminato: rapporto di lavoro senza scadenza, con tutele per il lavoratore.
  • Contratto a tempo determinato:  rapporto di lavoro con scadenza prestabilita, per esigenze temporanee.
  • Contratto di somministrazione: lavoratore messo a disposizione di un'azienda utilizzatrice.
Regione

ODONTOTECNICI: COMUNICAZIONE OBBLIGATORIA DEI DATI AL MINISTERO DELLA SALUTE

Il Decreto del Ministero della salute del 9 giugno 2023 (G.U. n. 206 del 4 settembre 2023) ha introdotto importanti modifiche sulle modalità di comunicazione, da parte dei fabbricanti di dispositivi medici su misura, dei propri dati identificativi e dell’elenco dei dispositivi prodotti.

 

I nuovi obblighi richiedono ai produttori di dispositivi medici su misura, tra cui gli odontotecnici, di trasmettere e validare i propri dati e quelli dei dispositivi prodotti tramite il portale impresainungiorno.gov.it, nella sezione dedicata al Ministero della Salute.

Questo processo è essenziale per essere inclusi nell’elenco dei fabbricanti di dispositivi medici su misura.

La comunicazione al Ministero della salute attraverso la nuova modalità on-line riguarda:

  • i dati del fabbricante e del mandatario (nei casi previsti dalle vigenti norme),

  • i dati relativi alla persona responsabile del rispetto della normativa del fabbricante,

  • i dati relativi ai tipi di dispositivi medici su misura.

Per i fabbricanti già presenti in elenco è prevista una doppia procedura, a seconda di come gli stessi abbiamo effettuato la prima registrazione:

  • agli iscritti negli elenchi del Ministero in base al Decreto legislativo 46/97 è richiesta una nuova iscrizione da effettuarsi entro sei mesi, a partire dal 1°settembre 2023 (quindi entro il 29 febbraio 2024). La procedura prevista è completamente on-line attraverso il portale impresainungiorno.gov.it nella sezione dedicata al Ministero della Salute. L’effettuazione della procedura conferirà immediatamente un nuovo numero di iscrizione (ITCA per i fabbricanti con sede legale in Italia o F-ITCA per i fabbricanti con sede legale diversa dall’Italia). Non sarà necessario effettuare la procedura di cancellazione del precedente ITCA.

i fabbricanti già iscritti negli elenchi del Ministero in base al Decreto legislativo 137/2022 hanno invece già ottemperato agli obblighi previsti dall’articolo 7 di detto decreto e conservano pertanto il numero di iscrizione ITCA assegnato, ma è comunque richiesta l’integrazione dei dati.

 

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Gio 14 Dic, 2023

CONTROLLO DELLE NUOVE PARTITE IVA

Sono stati definiti dall’Agenzia delle Entrate i criteri, le modalità e i termini per l’analisi del rischio ed il controllo delle nuove partite Iva. Il tutto alla luce delle Legge di Bilancio 2023 che ha stabilito nuovi meccanismi di contrasto alle partite IVA “non operative” rafforzando, così, l’attività di presidio preventivo connesso all’attribuzione e all’operatività delle partite IVA.

L’Agenzia delle Entrate effettua specifiche analisi del rischio connesso al rilascio delle P. IVA e sulla base delle quali può invitare il contribuente a esibire le scritture contabili al fine della dimostrazione dell’effettivo esercizio dell’attività d’impresa, arte e professioni dimostrando così l’assenza dei profili di rischio individuati.

Tale attività è principalmente rivolta alle NUOVE partite Iva caratterizzate da ridotti periodi brevi di vita o da ridotti periodi di operatività magari associati anche ad inadempimento degli obblighi dichiarativi e/o di versamento delle imposte.

Tuttavia è da segnalare che sono interessate da queste novità anche le partite Iva già esistenti soprattutto quelle che, dopo un periodo di inattività o a seguito di variazioni dell’oggetto sociale, riprendano in seguito ad esercitare l’attività.

L’amministrazione finanziaria può valutare anche gli elementi di rischio di natura soggettiva, vale a dire afferenti ad esempio alla personalità del titolare della ditta individuale o al rappresentante legale di società, valutando sia la presenza di criticità nel profilo economico/fiscale o addirittura la carenza dei requisiti di imprenditorialità.

Potrebbero essere considerati elementi di rischio, ad esempio, le modalità di svolgimento dell’attività, il rispetto della normativa economico/contabile/ fiscale nell’esercizio dell’impresa, il comportamento evasivo.

Gli elementi a supporto dei fattori di rischio verranno attinti dall’Agenzia dal confronto dei dati e di informazioni presenti nelle banche dati in suo possesso.

Nel caso in cui emergano fattori di rischio, il contribuente sarà invitato a comparire presso l’Ufficio competente. Nell’eventualità in cui il contribuente non si presenti ovvero nel caso di esito negativo relativamente ai documenti esibiti, l’Ufficio emanerà il provvedimento di cessazione della partita IVA.

Inoltre, il contribuente destinatario del provvedimento di cessazione sarà soggetto alla sanzione amministrativa pecuniaria pari a euro 3.000,00 

In seguito al provvedimento di cessazione della partita IVA, la stessa potrà, comunque, essere successivamente richiesta dal contribuente, solo però, previo rilascio di polizza fideiussoria o fideiussione bancaria della durata triennale e per un importo non inferiore a € 50.000. (Fonte: Centro Studi Casartigiani Napoli)

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Gio 14 Dic, 2023

Creare una start up innovativa

Vuoi conoscere le caratteristiche di una start up innovativa?

Le start-up innovative sono società di capitali, costituite anche in forma cooperativa, in possesso di requisiti specifici e con una forte vocazione all'innovazione. Le STI hanno per oggetto sociale, esclusivo o prevalente: lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico.

La normativa prevede una serie di vantaggi a favore delle start-up innovative (esenzioni, agevolazioni, deroghe e strumenti speciali).

Se vuoi maggiori informazioni su queste imprese e vuoi essere informato sulle iniziative formative della Camera di Brescia sulle STI, vai a questo link: https://bs.camcom.it/registro-imprese/trasmissione-pratiche-istruzioni-e-procedure/sezione-speciale-start

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Mar 03 Dic, 2024

Consigli per fare impresa #1: gli elementi da considerare per scegliere la forma giuridica

La forma giuridica condiziona l'assetto organizzativo, amministrativo, fiscale e contabile dell’impresa

Nella scelta della veste giuridica da dare alla propria attività bisogna valutare vari elementi. Per piccole imprese solitamente si ricorre alla ditta individuale, se invece l’attività richiede un certo tipo di organizzazione, investimenti elevati, competenze diverse e, soprattutto, se si vuole ripartire il rischio d’impresa, la società diventa la forma più adeguata. Altri aspetti da valutare per la scelta riguardano ad esempio il volume d’affari che si prevede di generare e gli impatti fiscali che la scelta comporta, perché la tassazione varia a seconda della forma adottata. Fissa un appuntamento al Punto Nuova Impresa di Bergamo Sviluppo per approfondire il tema!

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Gio 14 Dic, 2023