L’edizione di quest’anno affronta quattro temi: demografia, lavoro, ambiente e imprese.
Il sistema produttivo italiano vede una presenza rilevante di aziende (3,6 milioni, pari al 16% delle imprese dell’industria e dei servizi di mercato residenti nell’Ue27 nel 2020) superiore a quella di Francia, Spagna e Germania.
In Italia la dimensione media di impresa è pari a 4 addetti, in linea con quella di Spagna e Paesi Bassi (la media europea è 5,5 addetti, mentre in Germania è 12 addetti).
La quota di imprese medio-grandi (con almeno 50 addetti) si attesta in Italia intorno all’1%, con un contributo al valore aggiunto del 55%. Il resto è ripartito tra piccole (20%) e micro-imprese (25%) quote sensibilmente superiori alla media dell’Unione.
L’Italia condivide con la Germania un sistema produttivo a forte vocazione manifatturiera. Oltre un terzo del valore aggiunto prodotto dalle imprese italiane attive nell’industria e nei servizi proviene da questo settore.
Costi del personale, produttività e investimenti
I dati Eurostat mostrano che, in Italia, la crescita nominale dei costi medi del personale nel secondo decennio degli anni Duemila è stata inferiore a quella nominale della produttività.
Questa evidenza è in contrapposizione con quanto si osserva in Francia, Spagna e, soprattutto in Germania, che hanno invece registrato una crescita in termini nominali dei salari superiore a quella della produttività.
Le imprese con forme più complesse di internazionalizzazione mostrano una produttività del lavoro maggiore, ancor più se appartengono a gruppi multinazionali.
Le imprese manifatturiere italiane, pur presentando elevati margini di redditività, si caratterizzano per una ridotta intensità degli investimenti fissi, che è particolarmente contenuta nelle piccole e nelle micro-imprese. Il persistente clima di incertezza sugli scenari evolutivi dell’economia condiziona le imprese italiane nel realizzare investimenti industriali.
La composizione degli investimenti fissi delle imprese manifatturiere italiane mostra, rispetto agli altri paesi europei, la più bassa incidenza dei prodotti di proprietà intellettuale (che includono gli investimenti in R&S). In Italia, nel 2020, la quota è del 2,8%, sensibilmente inferiore a Germania e Francia (rispettivamente, 6 e 7,5%).
Propensione all’export delle imprese manifatturiere
Nel complesso, poco meno di un quarto delle imprese manifatturiere italiane esporta sui mercati internazionali, una quota in linea con la Spagna, ma inferiore alla Germania di circa 10 punti percentuali.
- Il manifatturiero italiano si caratterizza per una maggiore vocazione esportativa nelle classi medio-grandi, dove oltre il 90% delle imprese esporta.
- Anche nelle piccole imprese (10-49 addetti) l’incidenza delle imprese esportatrici appare rilevante (oltre il 50%) e superiore a quella di Germania e Francia.
- La quota di imprese esportatrici si riduce al 13% tra le micro-imprese italiane, circa 7 punti percentuali sotto la Germania, ma in linea con la Spagna e sensibilmente al di sopra della Francia (4,3%).
Rispetto al pre-pandemia, il 2022 si caratterizza per un graduale ridimensionamento delle quote del volume esportato per i settori dei macchinari e degli autoveicoli, a fronte della crescita dei prodotti alimentari. Aumenta anche la quota di esportazioni dell’elettronica e dei mezzi di trasporto diversi dagli autoveicoli, assieme alle bevande e ai mobili. Le quote di abbigliamento e pelletteria, si ridimensionano, nonostante qualche segno di recupero.
I principali partner commerciali dell’Italia (Stati Uniti, Germania, Francia, Spagna, Regno Unito, Russia e Cina) concentrano nel complesso circa la metà dei flussi di esportazioni della manifattura.
Germania, Francia e Stati Uniti sono i tre principali mercati di sbocco per i prodotti di tipo più tradizionale, connessi con l’abbigliamento e l’arredamento. Nel 2022, il 46% delle esportazioni delle bevande è stato destinato a Stati Uniti, Germania e Regno Unito.
La Francia continua a rappresentare il principale mercato di sbocco per abbigliamento, pelletteria e arredamento.
Le quote dell’abbigliamento verso Cina e Spagna sono significative. Rispetto al 2019, le prime sono in aumento e le seconde sostanzialmente invariate.
Fonte: Rapporto annuale Istat 2023