AquiLANA è la storia di un’imprenditrice che, nel piccolo borgo di Santo Stefano di Sessanio in Abruzzo, ha trovato la sua missione: ridare vita e dignità al mercato della lana.
di Gianluca De Santis
Nella suggestiva cornice di Santo Stefano di Sessanio, piccolo e caratteristico borgo abruzzese nel cuore del Gran Sasso, Valeria Gallese ha trovato la sua missione: ridare vita e dignità al mercato della lana.
Veterinaria di formazione e imprenditrice per passione, Valeria ha trasformato un antico mestiere in un progetto innovativo e sostenibile, fondando AquiLANA, con un’attività artigiana e una bottega punto di riferimento nazionale e internazionale per questo particolare prodotto.
La sua attività non è solo una scelta professionale, ma un vero e proprio stile di vita, che unisce tradizione, rispetto per gli animali e amore per il territorio. In questa intervista, Valeria ci racconta il suo percorso, le sfide affrontate e le soddisfazioni che rendono unico il suo lavoro.
Puoi raccontarci come è nata l’idea di AquiLANA e quali sono state le principali sfide che ha dovuto affrontare per avviare questa attività?
AquiLANA è nata grazie agli studi in Medicina Veterinaria che mi hanno consentito di conoscere la produzione di lana da parte di questi generosi animali. Volevo tornare a parlare di lana filata e non del problema della lana sucida in Italia. Per me era fondamentale restituire valore economico e morale alla nostra lana italiana.
Quali sono i principi etici e le pratiche sostenibili che segui nella gestione della tua azienda, soprattutto per quanto riguarda il benessere degli animali e il rispetto per l’ambiente?
La produzione di lana inizia prima della tosatura. Scelgo sempre animali allevati con sistemi estensivi, ben ricoverati e ben alimentati.
Parto solo dalla raccolta di lana proveniente da razze italiane, non raccolgo lane di razze estere; per me è fondamentale la tutela del patrimonio zootecnico autoctono. La lana sucida viene raccolta rispettando il benessere degli animali.
Durante la tosatura, l’animale è libero tra le gambe del tosatore, non è più legato agli arti come in passato. La tosatura avviene con macchinette elettriche, ma preferisco un tempo medio di tosatura di 3 minuti invece di 1,5 perché per fare un ottimo lavoro bisogna essere innanzitutto precisi, non veloci!
Pago la lana sucida al pastore con un prezzo migliore. Imballo bene queste lane che vengono trasportate a Biella, dove vengono lavate rispettando le normative comunitarie europee. Ho scelto di tingere solo con prodotti naturali e di lavorare poi a mano queste lane.
In che modo la collaborazione con gli allevatori locali e con i produttori di zafferano influenza l’espansione della tua attività?
Gli allevatori per me sono il principio fondamentale, il primo e il più importante. Instaurare un rapporto di fiducia con loro è stato essenziale. Essere affidabile nei loro confronti mi ha consentito di crescere non solo dal punto di vista dei chili di lana sucida raccolta (da 50 a 20.000 nel giro di poco più di 10 anni), ma anche professionalmente.
Sono altrettanto grata al settore tessile biellese che ha trasferito su di me preziose competenze, innanzitutto per il riconoscimento delle varie tipologie di lana e poi per la trasformazione di un prodotto animale, sporco e spesso di poco valore, in un prodotto tessile di qualità.
La tintura con gli scarti dello zafferano occupa 10 chili di lana tinta all’anno, è una cosa bella e utile per recuperare gli scarti.
Sicuramente però è stata la tintura col Montepulciano d’Abruzzo il volano per la mia attività. Quando nel 2012 iniziai a tingere, ero incinta del mio secondo figlio e il vino era l’unica sostanza che potevo usare perché innocua e con un buon odore. Grazie anche al legame della lana con il Montepulciano d’Abruzzo sono finita su tutte le principali TV, giornali e riviste nazionali e questo ha potuto amplificare i miei contatti.
Come vedi il futuro del mercato della lana in Italia e quali sono i tuoi obiettivi a lungo termine per AquiLANA?
Il mercato della lana è in crisi da 70 anni. Non vedo sviluppi immediati per il problema nazionale. Personalmente mi sto impegnando a fornire contatti tra allevatori e tessili interessati all’uso di lana italiana.
Ne conosco pro e contro, sono in grado di avviare altre produzioni, non solo per AquiLANA, ma anche per altri marchi che volessero iniziare. Per AquiLANA sono continuamente impegnata nella raccolta, trasformazione e vendita. Sicuramente la partecipazione ad altre fiere nazionali e internazionali è fondamentale, ma a lungo termine ho sogni che devo ancora inseguire.
Sei Ambasciatrice del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga nel mondo. Cosa rappresenta per te questo riconoscimento?
Sono avezzanese e per approfondire le mie conoscenze sono arrivata sul Gran Sasso dove ho incontrato tantissimi allevatori di pecore, tanti da spingermi, ripercorrendo la storia di questo territorio fino in Puglia. Ho partecipato alla prima tosatura nel 2006 e da quell’anno non mi sono più fermata.
Il mio impegno è sempre stato grande e importante. Ho scelto di vivere su queste montagne, ho avuto due figli che hanno frequentato le scuole di Barisciano, quelle di paese, veri presidi di territorio.
Ho aperto una partita IVA con una bottega a Santo Stefano di Sessanio e ogni giorno lancio post sui social che raccontano questo territorio, uno dei tanti belli in Italia.
Riesco a capire i suoi punti di forza perché ne sono innamorata e ho la capacità di trasferirli, convincendo le persone anche a raggiungermi con una contagiosità naturale di chi fa le cose semplicemente e sinceramente.
Quando mi hanno nominata Ambasciatrice ho pensato “che bello, finalmente qualcuno si è accorto di quanto mi impegno!”
È stato Tommaso Navarra, il Presidente del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, a darmi questo prestigioso riconoscimento ed io oggi continuo ad impegnarmi con più amore e responsabilità che in passato.