Sicilia

Oreficeria, settore in ottima salute: sostenibilità e investimenti guidano la crescita, vola l’export

La sesta edizione dell’inchiesta congiunturale del Club degli Orafi Italia, presentata a VicenzaOro in collaborazione con Intesa Sanpaolo, evidenzia la solidità del settore orafo italiano. Nonostante le sfide globali, si prevede un aumento del fatturato per il 2024, trainato da esportazioni in forte crescita (+63,3%) e investimenti in tecnologia e sostenibilità

È stata presentata, durante un incontro ospitato da VicenzaOro, la sesta edizione dell’inchiesta congiunturale realizzata dal Club degli Orafi Italia, in collaborazione con il Research Department di Intesa Sanpaolo. L’inchiesta offre un’analisi dettagliata del settore orafo, integrando e arricchendo le statistiche ufficiali. Per la prima volta, l’edizione attuale include anche un questionario dedicato alla sostenibilità, focalizzandosi sulle misure Esg (ambientali, sociali e di governance) adottate dalle aziende del settore.

L’indagine è stata condotta tra maggio e giugno 2024. L’obiettivo principale era raccogliere le attese degli operatori per il 2024 in termini di fatturato e investimenti, e analizzare le sfide competitive del settore.

Le attese degli operatori del settore orafo sono positive, confermando una stabilità dopo i risultati brillanti degli ultimi due anni. Circa un terzo dei partecipanti prevede un incremento del fatturato, in aumento rispetto al 28% rilevato alla fine del 2023. Questo trend è confermato dai dati di sistema: nel primo semestre 2024, l’indice di fatturato del settore orafo è cresciuto del 4,0% a prezzi correnti, contrariamente al calo registrato in altri settori come la moda (-8,4%) e il manifatturiero (-3,4%).

Il settore orafo ha dimostrato una notevole capacità di resilienza e crescita, con un incremento delle esportazioni del 63,3% in valore e del 15,6% in quantità nel periodo gennaio-maggio 2024, raggiungendo i 6,6 miliardi di euro. La Turchia si è confermata come un mercato chiave, con esportazioni totali di gioielli per 2,6 miliardi di euro. Questo aumento è parzialmente attribuibile alla strategia di acquisto di oro come misura per contrastare l’elevata inflazione del Paese.

Il 29% delle imprese prevede un aumento degli investimenti rispetto all’anno precedente, con picchi del 42% tra le aziende di maggiori dimensioni. Le imprese produttrici sono spinte a investire in nuova tecnologia (27% dei rispondenti), mentre le aziende commerciali tendono a focalizzarsi sul rafforzamento della propria immagine (56%).

La sostenibilità è emersa come una priorità crescente tra le aziende del settore orafo. La raccolta differenziata è una pratica prevalente, adottata dal 77% delle imprese produttive e dal 95% delle imprese commerciali. Tra le imprese produttive, il 59% sta lavorando per ridurre gli imballaggi e il 55% per ridurre i materiali pericolosi. Inoltre, il 55% delle imprese detiene certificazioni specifiche, con la certificazione RJC (Responsible Jewellery Council) che risulta la più diffusa.

Oltre alla riduzione del consumo di carta (57%), è significativa l’adozione di packaging sostenibile (52%). Più della metà delle aziende (57%) ha notato un aumento dell’interesse dei clienti verso le tematiche della sostenibilità dopo il 2019. La sensibilità verso questi temi, però, non è ancora uniforme tra i clienti (più alta tra i giovani con il 76%), con solo il 62% delle imprese che percepisce una consapevolezza generale insufficiente. La sostenibilità è vista come strategica per il 50% delle aziende orafe di produzione, mentre il 32% la considera un costo aggiuntivo.

Le imprese con certificazione RJC ottengono migliori risultati rispetto al resto del campione. Tra il 2019 e il 2022, queste aziende evidenziano una crescita del fatturato mediana del 45%, rispetto al 19% per le altre. Inoltre, la redditività delle imprese certificate è superiore, con una differenza di circa 4 punti percentuali nell’Ebitda margin e una produttività più alta, misurata in valore aggiunto per addetto (68,8 migliaia di euro rispetto a 43,7). Il differenziale di redditività e produttività tra le aziende certificate e non certificate si è ampliato ulteriormente tra il 2019 e il 2022.

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Lun 16 Set, 2024

BALNEARI: PROROGA DELLE CONCESSIONI FINO A SETTEMBRE 2027

Il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge che proroga le concessioni balneari fino a settembre 2027, segnando un importante passo avanti nella risoluzione di una questione che ha suscitato ampio dibattito negli ultimi anni. Il provvedimento, accolto positivamente sia a livello nazionale che europeo, rappresenta un compromesso tra l'apertura del mercato delle concessioni e la tutela delle aspettative degli attuali concessionari.

'accordo è frutto di una stretta collaborazione tra il governo italiano e la Commissione europea, che ha permesso di raggiungere un equilibrio tra le normative europee e le esigenze del settore balneare italiano. La Commissione europea, per voce della portavoce Johanna Bernsel, ha accolto favorevolmente la decisione dell'Italia, sottolineando che la soluzione individuata è frutto di un'intesa comune e garantirà un quadro normativo chiaro, aperto e non discriminatorio.

Tra i punti salienti della riforma delle concessioni balneari:
- Proroga delle concessioni esistenti fino a settembre 2027.
- Obbligo di avviare le gare entro giugno 2027, con nuove concessioni che avranno una durata compresa tra 5 e 20 anni, per consentire ai nuovi concessionari di ammortizzare gli investimenti effettuati.
- Tutela dei lavoratori impiegati nelle precedenti concessioni, che dipendevano da tali attività come principale fonte di reddito.
- Indennizzo per il concessionario uscente, che sarà a carico del nuovo concessionario e coprirà il valore dei beni ammortizzabili e non ancora ammortizzati, oltre a un'equa remunerazione degli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni.
- Valutazione delle offerte sulla base dell'esperienza pregressa: sarà considerato un criterio preferenziale l'aver gestito una concessione balneare nei cinque anni precedenti come principale fonte di reddito.

Questo provvedimento offre un quadro di stabilità temporanea per le imprese del settore balneare, che potranno continuare le proprie attività fino al 2027 senza l'incertezza legata alla scadenza delle concessioni. Al contempo, viene delineata una roadmap chiara per l'apertura del mercato, con l'obbligo di avviare le gare entro il 2027, offrendo opportunità per nuovi operatori di entrare nel settore

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Aumento dell'occupazione in Italia, ma trainato dalle partite Iva

I dati Istat e Eurostat di luglio hanno mostrato un aumento dell’occupazione in Italia e in tutto il continente. Alcuni dettagli mostrano situazioni anomale o preoccupanti.

La quasi totalità dell’aumento degli occupati dipende da una netta crescita delle partite Iva, quindi degli autonomi, all’interno del nostro mercato del lavoro. 
I dati sugli uomini rimangono stabili mentre migliora nettamente l’occupazione femminile. Ancora seri problemi per i giovani, tra cui crescono fortemente gli inattivi, coloro che non cercano lavoro pur non essendo occupati.

Le persone che lavorano nel nostro Paese toccano un nuovo record storico in valori assoluti arrivando a oltre 24 milioni, il 62,3% del totale di coloro che sono in età lavorativa. Un netto aumento in confronto sia al mese precedente, +56mila lavoratori, che a un anno fa, quando erano impiegate quasi mezzo milione di persone in meno.

L’occupazione in Europa raggiunge i migliori risultati dal 2008 con un tasso medio di disoccupazione del 6,4%. Si tratta di un solo decimale in meno del dato italiano
 

Però tra le persone tra i 25 e i 34 si registra ancora un altissimo tasso di disoccupazione, pari al 20,8% del totale. 

Un fenomeno preoccupante causato  dall’aumento degli inattivi.

Tra giugno e luglio sono 73mila in più le persone con meno di 34 anni che hanno smesso di cercare un lavoro e si sono rassegnate al loro stato di inoccupazione.

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Artigiani e camionisti rischiano di scomparire

Oggi gli artigiani in Italia sono appena 1 milione 457mila, con una certa differenza tra le varie province; nel 2012 erano circa 1 milione 867mila: solo nel 2023 il numero è crollato di quasi 410mila unità. Una perdita rapidissima di figure che svolgono lavori vari di riparazione, discesa che ha vissuto una battuta d’arresto solo nell’anno post Covid, facendo segnare un +2.325 tra il 2021 e il 2020.

In calo non sono solo i singoli artigiani, ma anche le imprese artigiane. Secondo i dati Infocamere/Movimprese, anche il numero delle aziende attive è in forte diminuzione. Oggi sono appena 1 milione 258.079 (dato 2023), mentre nel 2008 – anno in cui si è toccato il picco massimo degli anni 2000 – erano 1 milione 486.559, per poi iniziare un continuo calo che non sembra arrestarsi.

Abbiamo più avvocati che idraulici. Oggi in Italia ci sono circa 237mila avvocati, mentre gli idraulici sono appena 180mila. “Colpa” – se così si può dire – del crescente investimento nella cultura e nell’innovazione tecnologica tipici dei Paesi avanzati, ma anche della fuga di cervelli che hanno spinto fuori dai confini nazionali migliaia di giovani italiani, anche schiacciati da tassazioni molto pesanti e da scarsissimi sostegni al reddito, soprattutto se partite Iva.

Discorso simile per i camionisti, di cui sempre ha parlato la Cgia alcuni giorni fa: in Italia ne mancano almeno 22mila, così come mancano gli operai. Un problema, purtroppo, che non riguarda solo il nostro Paese: in tutta Europa trovare autisti da mettere alla guida di un tir è diventato proibitivo. Ci sono la stanchezza fisica per le tante ore al volante, i ritmi di lavoro piuttosto estenuanti ma anche una forte barriera all’ingresso, visto che per poter guidare un tir è necessario, per legge, conseguire la patente di guida professionale, la cosiddetta Cqc.

Ci sono però tre settori che si salvano e che però, non a caso, sono piena espressione di quella trasformazione culturale di cui parlavamo: sono quelli del benessere, dell’informatica e dell’alimentare, che presentano dati in controtendenza.

Nel primo, ad esempio, si continua a registrare un costante aumento di parrucchieri, estetisti e ora anche tatuatori. Nel secondo, invece – che non si inserisce infatti nei lavori “artigianali” originariamente intesi – sono in decisa espansione i sistemisti, gli addetti al web marketing, i videomaker e gli esperti di social media, dai social media manager agli influencer. Buone performance anche per l’alimentare, con risultati molto positivi per gelatai, gastronomi, gestori di lavanderie a gettone e di pizzerie da asporto, soprattutto nelle città ad alta vocazione turistica.

Manca una programmazione formativa mirata all'artigianato, con una responsabilità politica evidente.

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VIDEOBOLLETTINO ASSUNZIONI SETTEMBRE 2024

Lavoro: 538mila assunzioni previste dalle imprese a settembre

Le previsioni occupazionali il mese in corso segnalano che sono 538mila i lavoratori ricercati dalle imprese, con un incremento di 7mila unità rispetto a quanto programmato a settembre 2023 (+1,3%), mentre per il trimestre settembre-novembre 2024 le assunzioni previste superano di poco 1,4 milioni, restando pressoché stabili rispetto all’analogo periodo del 2023 (+0,1%). Le imprese dichiarano difficoltà di reperimento per oltre 254mila assunzioni (il 47,2% del totale), soprattutto a causa della “mancanza di candidati” (30,4%). I gruppi professionali con mismatch più elevato sono gli operai specializzati (65,6% la quota di entrate difficili da reperire), i dirigenti (61,4%) e le professioni tecniche (52,9%).

Guarda il video bollettino mensile

Fonte: Unioncamere – Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Sistema Informativo Excelsior, 2024

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Ven 13 Set, 2024

Voucher 3I, incentivi per favorire l’innovazione nelle startup e microimprese

A partire dalle ore 10:00 del prossimo 10 settembre, le imprese di qualsiasi dimensione operanti nelle regioni del Mezzogiorno (Basilicata, Campania, Calabria, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) che esercitano attività industriali, agroindustriali e artigiane e che investono in ricerca e sviluppo, potranno presentare le domande di agevolazione d’importo compreso tra 3 e 20 milioni di euro.

L’iniziativa rientra nell’ambito della “Strategia nazionale di Specializzazione intelligente” del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Lo comunica lo stesso Dicastero con una nota pubblicata sul proprio sito, precisando che le istanze per l’accesso agli incentivi possono essere già precompilate dal 2 settembre scorso tramite lo sportello online di Mediocredito Centrale, gestore della misura per conto del Ministero. La misura, con uno stanziamento di oltre 470 milioni di euro, di cui 328 milioni destinati alla concessione di finanziamenti agevolati e 145 milioni ai contributi diretti alla spesa, mira a promuovere l’adozione di tecnologie abilitanti fondamentali (KETs) come la nanotecnologia, i materiali avanzati, la fotonica, l’intelligenza artificiale e la sicurezza digitale. 

I finanziamenti agevolati copriranno fino al 50% delle spese e dei costi ammissibili per le grandi imprese e del 40% per le piccole e medie imprese. I contributi diretti alla spesa variano in base alla dimensione dell’impresa: 30% per le piccole imprese, 25% per le medie imprese, 15% per le grandi imprese.

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Mar 10 Set, 2024

Voucher 3I, incentivi per favorire l’innovazione nelle startup e microimprese

Un nuovo impulso all’innovazione arriva dal governo italiano con il “Voucher 3I – Investire in Innovazione”, un’iniziativa da 9 milioni di euro rivolta a startup e microimprese.

Il decreto attuativo, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l’8 agosto 2024, è stato firmato dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in collaborazione con il Ministro dell’Economia e delle Finanze. L’obiettivo? Sostenere la valorizzazione e la tutela delle invenzioni industriali, incentivando la brevettazione e la crescita tecnologica del tessuto imprenditoriale italiano. L’iniziativa rientra dunque in un più ampio quadro di politiche volte alla promozione e tutela del Made in Italy.

 

Cosa rappresenta il Voucher 3I che introduce nuovi incentivi a startup e microimprese?

Il “Voucher 3I – Investire in Innovazione” è un incentivo volto a sostenere le piccole realtà imprenditoriali nel processo di brevettazione delle loro invenzioni industriali. Il sostegno economico è finalizzato all’acquisto di servizi professionali offerti esclusivamente da avvocati e consulenti specializzati in proprietà industriale, con l’intento di facilitare la protezione legale delle innovazioni prodotte in Italia.

A chi si rivolge?

La misura è destinata principalmente a startup e microimprese italiane, settori chiave che spesso affrontano difficoltà nell’accesso ai servizi di consulenza necessari per proteggere le proprie invenzioni. Queste realtà imprenditoriali, pur essendo fucine di creatività e innovazione, spesso non dispongono delle risorse necessarie per affrontare i costi legati alla brevettazione. Il Voucher 3I nasce proprio per rispondere a queste esigenze, offrendo un sostegno concreto.

Risorse finanziarie e importi

Il programma dispone di una dotazione complessiva di 9 milioni di euro per il biennio 2023-2024. Gli importi dei voucher variano in base ai servizi richiesti, con agevolazioni che vanno da 1.000 a 4.000 euro più IVA, erogati secondo il regime “de minimis”. Questo significa che le imprese beneficiarie riceveranno un sostegno finanziario diretto, senza superare i limiti stabiliti dalla normativa europea in materia di aiuti di Stato.

Come funziona il Voucher?

Il Voucher 3I permette alle imprese di accedere a tre tipologie principali di servizi di consulenza, offerti da professionisti iscritti agli albi del Consiglio Nazionale Forense e dell’Ordine dei consulenti in proprietà industriale. Questi servizi includono:

  • Verifica della brevettabilità dell’invenzione, con ricerche preliminari per assicurarsi che l’idea sia realmente innovativa e non coperta da precedenti brevetti.
  • Redazione e deposito della domanda di brevetto presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM), per avviare il processo di protezione legale dell’invenzione.
  • Deposito all’estero di una domanda che rivendichi la priorità di un brevetto già depositato in Italia, facilitando l’espansione dell’innovazione anche a livello internazionale.

Come presentare domanda?

I dettagli operativi relativi all’apertura delle domande saranno definiti in un prossimo decreto direttoriale del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Sarà Invitalia, l’agenzia governativa incaricata della gestione degli incentivi, a occuparsi della raccolta e valutazione delle richieste. Le startup e le microimprese interessate potranno presentare domanda attraverso le modalità che verranno indicate.

Il testo del decreto attuativo

Qui il documento completo.

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Mar 10 Set, 2024

Parte a settembre Donne in digitale

Al via il 19 settembre il nuovo percorso formativo Donne in digitale. Il progetto, promosso da Unioncamere, si inserisce nell’ambito del Piano nazionale per la promozione dell'imprenditorialità femminile promosso dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, realizzato da Invitalia e Unioncamere. L'obiettivo é quello di approfondire metodologie e strumenti strategici per la presenza online, l’organizzazione del lavoro e il project management, la cura dei contenuti anche attraverso l’intelligenza artificiale e l’utilizzo di tecnologie di e-commerce al fine di accrescere la professionalità manageriale e migliorare le competenze digitali delle donne che fanno impresa e delle lavoratrici, anche e soprattutto in ottica di contrasto al gender gap.

Il percorso formativo, che verrá erogato in modalitá webinar in quattro edizioni, sará della durata complessiva di 20 ore per ciascuna edizione (5 moduli della durata di 3 ore + 2 bootcamp pratici della durata di 2,5 ore). Nel dettaglio: 

- prima edizione dal 19/09/2024 al 30/10/2024
- seconda edizione dal 20/09/2024 al 31/10/2024
- terza edizione dal 06/11/2024 al 27/11/2024
- quarta edizione dal 19/11/2024 al 12/12/2024.

Donne in digitale si rivolge a:
- presidenti e componenti dei Comitati per l’imprenditoria femminile 
- donne che fanno impresa di tutti i settori produttivi ed economici
- aspiranti imprenditrici
- libere professioniste e lavoratrici autonome
- dipendenti del settore privato
- donne che ricoprono posizioni di leadership o di lavoro all’interno delle organizzazioni del sistema associativo
- donne inserite all’interno delle organizzazioni del terzo settore.


L'obiettivo consiste nello stimolare percorsi di acquisizione e miglioramento delle proprie competenze digitali relative all’organizzazione del lavoro o alla comunicazione con il mercato e con gli utenti. 

Al termine del percorso formativo le partecipanti avranno sviluppato conoscenze e competenze tecnico-gestionali nel campo delle web properties; acquisito/migliorato le capacità di organizzazione/gestione dei flussi di lavoro attraverso strumenti digitali, le competenze relative alla content creation e curation specifiche per affrontare il dibattito di genere sui social media nonchè  i fondamentali per la definizione di una strategia di vendita online.

Vai all'iscrizione online 
Per ulteriori informazioni: http://donneindigitale24.cdt.sicamera.camcom.it/

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Mar 10 Set, 2024

La vita lavorativa sale a 33 anni, ma in Ue L'Italia è penultima: la classifica Eurostat

Secondo un'indagine Eurostat la vita lavorativa in Italia ha raggiunto i 32,9 anni: valore, però, penultimo in Ue e che non vale per le donne.
Questo valore è cresciuto ma rimane lontano dal livello generale europeo di 36,9 anni. 
Mentre le lavoratrici, nel nostro Paese hanno una carriera inferiore di ben 8,9 anni rispetto agli uomini, più corta di 6,4 anni se si considerano le donne nel resto del continente.

 

Secondo i dati Eurostat la durata dell’occupazione della forza lavoro dell’Unione europea è aumentata costantemente dal 2013, ad eccezione del 2020, quando per l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 il livello è sceso a 35,6 anni dai 35,9 dell’anno precedente.
La tendenza è tornata a livello pre-pandemia nel 2021, per ricominciare a salire fino ai 36,9 anni registrati in generale nell’Ue nel 2023.

Per le donne, la durata media della vita lavorativa nell’Ue è di 34,7 anni, con le carriere più lunghe che si registrano in Svezia (41,9 anni), nei Paesi Bassi e in Estonia (entrambi 41,5 anni). Ultima di questa graduatoria al femminile proprio l’Italia con 28,3 anni, preceduta da Romania (28,5 anni) e Grecia (30,6 anni), nonostante nel nostro Paese il valore sia salito di 7 anni dal 2000.
Ciò fa registrare il gap di genere più largo (8,9 anni) eccettuate Lituania ed Estonia: unici paesi Ue in cui si registra un divario di genere negativo, cioè dove le donne lavorano più a lungo degli uomini, rispettivamente di 1,3 anni e 0,8 anni in più rispetto agli uomini. 

Tra il 2013 e il 2023, la durata della vita lavorativa è aumentata in tutti i paesi dell’Ue, tranne in Romania, unica nazione a sperimentare un calo (0,4 anni) dovuto principalmente a un calo tra le donne. 
Cinque paesi hanno registrato un aumento significativo, Ungheria (6,2 anni), Malta (5,3 anni), Irlanda (4,4 anni), Estonia (4,3 anni) e Paesi Bassi (4,0 anni) e in particolare la crescita fatta segnare da Malta è stata trascinata dall’estensione delle carriere femminili.

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Ricerca e sviluppo, 470 milioni di euro per il Sud: domande al via sullo sportello online

Il Mimit stanzia 470 milioni per i progetti di ricerca e sviluppo delle imprese del Sud: la misura prevede finanziamenti agevolati e contributi diretti alla spesa

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha stanziato oltre 470 milioni di euro per le imprese del Sud che intendano investire in ricerca e sviluppo nel campo delle nanotecnologie, dell’intelligenza artificiale e della sicurezza digitale. 

Lo sportello online per finanziare i progetti aprirà alle ore 10:00 del 10 settembre 2024, ma le domande possono essere precompilate già dal 2 settembre tramite lo sportello online di Mediocredito Centrale.


Gli incentivi sono destinati alle imprese situate in Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, nell’ambito della “Strategia nazionale di Specializzazione intelligente”.

Come viene specificato in una nota del Mimit, i fondi sono disponibili per imprese di qualsiasi dimensione, localizzate nelle regioni indicate, che esercitano “attività industriali, agroindustriali, artigiane, di servizi all’industria e di ricerca“. Tali realtà produttive “potranno presentare, anche in forma congiunta, le domande di agevolazione per i progetti riguardanti attività di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale, d’importo compreso tra 3 e 20 milioni di euro”. L’intervento, attivato nell’ambito del Fondo per la crescita sostenibile, “ha uno stanziamento di oltre 470 milioni di euro, di cui 328 milioni per la concessione di finanziamenti agevolati e 145 milioni per i contributi diretti alla spesa“.

In particolare, verranno finanziati progetti che facciano utilizzo di tecnologie abilitanti fondamentali (Kets) e cioè che prevedano l’utilizzo di nanotecnologia, materiali avanzati, fotonica e microelettronica, nanoelettronica, sistemi avanzati di produzione, tecnologie delle scienze della vita, intelligenza artificiale, connessione e sicurezza digitale.

L’apertura della procedura agevolativa prevede il concorso di Cassa Depositi e Prestiti e delle banche finanziatrici convenzionate aderenti all’Associazione Bancaria Italiana

I finanziamenti agevolati vengono erogati a tutte le imprese, ma ciò che cambia è la soglia della misura che varia in base alle dimensioni aziendali: i soldi vengono concessi per una percentuale massima del 50% delle spese sostenute e dei costi ammissibili per le grandi imprese e del 40% per le piccole e medie imprese.

Gli incentivi concessi nella forma del contributo diretto alla spesa sono articolati sulla base della dimensione dell’impresa che propone l’istanza: si parla del 30% per le piccole imprese, del 25% per le medie e del 15% per le grandi imprese. C’è poi una maggiorazione, pari al 10% della spesa, spettante agli interventi in ricerca e sviluppo che prevedano partenariati con piccole e medie imprese, ovvero condizioni per l’ampia diffusione dei risultati o l’accesso agli stessi a prezzo di mercato e condizioni non esclusive e non discriminatorie. Lo scopo è quello di spingere le realtà produttive del Sud a creare una rete, così da accrescere il proprio peso specifico.

Il sistema delle elargizioni, inversamente proporzionale alle dimensioni aziendali, è stato pensato per sostenere gli investimenti delle aziende del Mezzogiorno, il cui tessuto produttivo è fatto in larghissima parte da micro e piccole imprese. La ratio del bando è dunque quella di modificare l’assetto imprenditoriale del Sud, da territorio di frontiera a terreno fertile per lo sviluppo.

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Ven 06 Set, 2024