Storia di un sognatore con i piedi saldi a terra
di Simonetta Cirillo
Con il marchio Markbass, la Parsek S.r.l. ha conquistato bassisti di fama mondiale come Marcus Miller, Richard Bona, Dean Brown a e Eric Gales, esportando in 60 Paesi nel mondo. Un imprenditore visionario, un appassionato sognatore, che ho avuto il piacere di incontrare ed intervistare nella sua sorprendente azienda.
Come nasce la Sua azienda, la Parsek S.r.l.?
Sin da piccolo ho avuto una grande passione per l’elettronica, per l’acustica e per la musica. Ho studiato al Conservatorio e suonavo il clarinetto e il sassofono, e queste due passioni mi hanno accompagnato per tutta la vita, regalandomi le prime intuizioni e le prime idee. Mi sono iscritto alla facoltà di ingegneria a Roma, poi, per una serie di motivi, ho interrotto gli studi al biennio, dopo aver sostenuto vari esami, e ho iniziato a lavorare presso la Telettra, centro ricerche Fiat per il Mezzogiorno, prima in produzione poi in laboratorio: era una buona azienda, ma mi sentivo limitato…avevo capito che per crescere dovevo sognare in grande e così, spinto da questa mia intuizione, ho iniziato a progettare e realizzare strumenti e accessori musicali.
All’inizio era un piccolo sogno, una scintilla, ed è stata veramente dura perché venivo dal nulla, non provenendo da una famiglia di imprenditori e non avendo strumenti finanziari a mia disposizione, ho avuto parecchie difficoltà. Dopo i primi passi, senza soldi in tasca, e con l’aiuto della mia famiglia, facendo tantissimi chilometri con un’auto vecchissima, in giro per l’Italia per far provare i miei strumenti a tantissimi musicisti, sono arrivati i primi successi.
Cosa vuol dire per Lei fare impresa?
Penso si possa tutto riassumere in un slogan: “Senza soldi si, senza sogni, no!”. Con questa frase intendo dire che i sogni devono essere realizzabili ma abbiamo bisogno di spinte emotive per fare impresa, che dal mio punto di vista è una forma d’arte. L’impresa, a mio avviso, è una visione, che altri non hanno, e che si deve avere il coraggio di portare avanti, anche in modi che dall’esterno non si comprendono. E poi tutto deve convergere verso la stessa direzione: il successo non dipende soltanto dal prodotto, dal prezzo, dal modo di fare ma è l’insieme di una serie di fattori che devono incastrarsi.
I suoi prodotti hanno conquistato musicisti di grande fama e continuano a spopolare sul mercato estero, qual è il loro segreto?
I segreti sono tanti, poiché i prodotti sono riconoscibili da molti punti di vista, dal suono, all’estetica, alla costruzione, e hanno una serie di caratteristiche fortemente innovative. Credo molto nel pensiero laterale e nella ricerca e, per questo, con me lavora un gruppo di ingegneri, che dà forte impulso allo sviluppo di nuove idee. Questa capacità di “pensare diversamente” nel nostro settore è riconosciuta e apprezzata: abbiamo idee ambiziose, orientamento all’innovazione e passione. Siamo stati, per esempio, i primi ad usare il neodimio negli altoparlanti: è un materiale che ha sostituito la ceramica magnetica e conferisce all’altoparlante una leggerezza magnifica. Siamo stati i primi anche a fare amplificatori digitali super leggeri e stiamo curando pian piano anche un reparto corde.
Ho consultato i suoi ultimi bilanci depositati presso il registro imprese della Camera di commercio Chieti Pescara ed ho osservato un considerevole incremento di fatturato della Sua azienda in un momento difficile come quello del periodo pandemico. A cosa attribuisce questa crescita?
È stato un periodo difficilissimo per tutti, il mercato mondiale è crollato e io esporto per il 90 percento! Ho chiamato tutto il mio personale “a raccolta”, abbiamo fatto una serie di analisi e utilizzato tutte le opportunità che ci ha messo a disposizione lo Stato, abbiamo fatto in modo che il periodo Covid diventasse un’opportunità.
Ad esempio, nel periodo pandemico, siamo rimasti chiusi a studiare ed abbiamo elaborato prodotti fortemente innovativi: fra tutti la linea MB58R, (MB sta per Markbass, 58 identifica i miei anni nel momento della realizzazione della linea di prodotti, R come revolution perché si tratta di una linea molto innovativa).
De Virgiliis, che insegnamento possiamo trarre dalla Sua storia?
Ho deciso di intraprendere l’attività d’impresa all’età di 33 anni, pur non avendo tutti gli strumenti necessari. Ero una “spugna”, ho cominciato a studiare, a conoscere il mondo bancario e quello dell’impresa e così a superare le numerose difficoltà che ho incontrato. Possiedo competenze diverse, molte delle quali acquisite in autonomia, le applico in modo versatile e cambio idea spesso, ma non perdo di vista l’obiettivo: mi piacerebbe far capire ai giovani che questa è impresa, un mestiere bellissimo che deve coincidere con la passione, in cui le variabili sono tante, ma è importante non perdere di vista la strategia.
Un commento a chiusura…
In definitiva, mi ritengo una persona fortunata, e credo che la mia fortuna si basi su due fattori: passione e condivisione. Ho a che fare con la musica e l’elettronica, le mie passioni da sempre, i miei amici sono i più importanti musicisti del mondo, condivido progetti e traguardi con i miei dipendenti. Continuo a concepire l’azienda come qualcosa che fa bene a se stessa, ai dipendenti e al territorio, non solo all’imprenditore.
Infine, apprezzo molto l’operato della Camera di commercio che esce dalle sue strutture e va ad incontrare le imprese del territorio. È un ottimo modo per far conoscere il suo ruolo e le sue competenze, ciò che può offrire alle imprese.
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