La Creazione di Impresa: competenze, conoscenze e creatività per una sfida possibile"
Campus Universitario Citta della Spezia
15.03.2024 ore 10.30 - 12.00
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25.03.2024 ore 14.00 - 15.30
L’AVVIO DI UNA NUOVA ATTIVITÀ IMPRENDITORIALE
Il percorso da compiere e le problematiche
Nell’estate 2023, l’economia mondiale mostra segnali di adeguamento al conflitto tra Russia e Ucraina. Si assestano i prezzi delle materie prime e le quotazioni del gas naturale sono tornate su valori inferiori a quelli del periodo precedente alle ostilità. Nonostante ciò, il ciclo economico globale sta rallentando; in Europa e Stati Uniti il livello dell’inflazione induce le banche centrali ad aumentare ancora i tassi di interesse, determinando un inasprimento delle condizioni creditizie che frena la domanda aggregata. In Cina l’attività è debole.
A ottobre il Fondo monetario internazionale (FMI) ha confermato le aspettative di rallentamento della crescita globale per il 2023, con una dinamica del Pil globale al +3%, cui fa riscontro una stima per gli Usa al +2,1%, Area Euro +0,7% e Cina +5%[1].
Nel 2022, in Italia è proseguita la crescita del Pil in volume ad un ritmo del +3,7% (revisione della stima di settembre 2023: +8,3% nel 2021); ciò ha permesso di recuperare pienamente i livelli produttivi ante crisi pandemica. Tale dinamica è stata sostenuta dalla domanda interna. Gli scambi con l’estero sono stati, infatti, fortemente influenzati dall’andamento dei prezzi; sebbene, infatti, le esportazioni in valore abbiano conseguito un forte incremento (+20%), la bilancia commerciale si è rivelata in passivo, in ragione di una dinamica delle importazioni (+34,6%) condizionata dal rincaro delle materie prime ed energetiche.
Le costruzioni (+10,2%) e le attività terziarie (+4,8%) hanno espresso maggiore dinamismo, mentre le attività industriali hanno sostanzialmente manutenuto i livelli produttivi del 2021 (-0,1%). A livello territoriale, il Nord-Est (+4,2%) è la macroarea che ha registrato la dinamica più soddisfacente, seguita dal Centro (4,1%), mentre Mezzogiorno (+3,5%) e Nord-Ovest (+3,1%) hanno evidenziato tassi di crescita consistenti, ma meno marcati.
In tale contesto, come noto, la dinamica inflattiva è stata sostenuta; l’Indice dei Prezzi al Consumo (IPCA) è cresciuto del +8,7% nel 2022.
Il mercato del lavoro ha risentito favorevolmente di tale dinamica, con un numero di occupati cresciuto del 2,4% (+0,7% nel 2021) ed un conseguente tasso di occupazione pari al 60,1%. Ciò si è riflesso in un forte calo del numero di persone in cerca d’occupazione (-339 mila unità) rispetto al 2021 e di inattivi (-484mila unità)[2].
Relativamente al quadro socioeconomico ligure, dal Rapporto regionale Banca d’Italia[3] pubblicato nel mese di giugno, emerge come nel 2022 l’attività economica in Liguria abbia continuato a espandersi.
L’occupazione ha continuato a crescere in tutti i settori, quasi esclusivamente con posizioni a tempo indeterminato, ed il tasso di disoccupazione si è ridotto. Il ricorso alla Cassa Integrazione è diminuito, attestandosi su livelli poco superiori a quelli pre-pandemici.
Il miglioramento del mercato del lavoro si è riflesso favorevolmente sui consumi, la cui dinamica ha certamente risentito della componente inflattiva. In tale contesto, le compravendite di immobili sono cresciute nel 2022, ma rallentando negli ultimi mesi, contestualmente alle decisioni comunitarie di incremento dei tassi di interesse.
Le imprese hanno registrato andamenti favorevoli dei fatturati, ma spesso legati al rialzo dei prezzi; le vendite in volumi sono infatti cresciute in misura modesta e gli investimenti si sono affievoliti. Il comparto delle costruzioni ha risentito favorevolmente della prosecuzione delle opere infrastrutturali e delle agevolazioni fiscali nell’edilizia. Nel terziario, i flussi turistici sono cresciuti ed i traffici portuali (mercantili e di passeggeri) sono aumentati.
L’incremento dei tassi di interesse ha rallentato l’erogazione di prestiti bancari alle imprese e le condizioni di accesso al credito sono diventate più restrittive.
Gli oneri degli enti decentrati della regione sono cresciuti, ma soprattutto in ragione dei maggiori costi legati ai consumi; gli investimenti fissi sono incrementati marginalmente. Nei prossimi anni, si assisterà all’ammodernamento della rete ferroviaria e delle infrastrutture portuali.
Secondo le stime riportate nella Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (NADEF), il Pil italiano è atteso in crescita nel 2023 ad un ritmo del +0,8%, sostenuto in particolare dalla domanda interna, che beneficia dell’incremento dell’occupazione e del rallentamento dell’inflazione. Nel 2024 la dinamica del PIL si attesterebbe al +1%[4], sospinta dalle componenti interne di domanda, in particolare dagli investimenti finanziati con i fondi europei.
[1] IMF, World Economic Outlook, October 2023: Navigating Global Divergences, 2023.
[2] Istat, Rapporto annuale 2023 in Pillole.
[3] Testo tratto da: Banca D’Italia, Economia regionali, L’Economia della Liguria, Rapporto Annuale, giugno 2023.
[4] MEF, Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (NADEF) – 27 settembre 2023.
Nell’estate 2023, l’economia mondiale mostra segnali di adeguamento al conflitto tra Russia e Ucraina. Si assestano i prezzi delle materie prime e le quotazioni del gas naturale sono tornate su valori inferiori a quelli del periodo precedente alle ostilità. Nonostante ciò, il ciclo economico globale sta rallentando; in Europa e Stati Uniti il livello dell’inflazione induce le banche centrali ad aumentare ancora i tassi di interesse, determinando un inasprimento delle condizioni creditizie che frena la domanda aggregata. In Cina l’attività è debole.
A ottobre il Fondo monetario internazionale (FMI) ha confermato le aspettative di rallentamento della crescita globale per il 2023, con una dinamica del Pil globale al +3%, cui fa riscontro una stima per gli Usa al +2,1%, Area Euro +0,7% e Cina +5%[1].
Nel 2022, in Italia è proseguita la crescita del Pil in volume ad un ritmo del +3,7% (revisione della stima di settembre 2023: +8,3% nel 2021); ciò ha permesso di recuperare pienamente i livelli produttivi ante crisi pandemica. Tale dinamica è stata sostenuta dalla domanda interna. Gli scambi con l’estero sono stati, infatti, fortemente influenzati dall’andamento dei prezzi; sebbene, infatti, le esportazioni in valore abbiano conseguito un forte incremento (+20%), la bilancia commerciale si è rivelata in passivo, in ragione di una dinamica delle importazioni (+34,6%) condizionata dal rincaro delle materie prime ed energetiche.
Le costruzioni (+10,2%) e le attività terziarie (+4,8%) hanno espresso maggiore dinamismo, mentre le attività industriali hanno sostanzialmente manutenuto i livelli produttivi del 2021 (-0,1%). A livello territoriale, il Nord-Est (+4,2%) è la macroarea che ha registrato la dinamica più soddisfacente, seguita dal Centro (4,1%), mentre Mezzogiorno (+3,5%) e Nord-Ovest (+3,1%) hanno evidenziato tassi di crescita consistenti, ma meno marcati.
In tale contesto, come noto, la dinamica inflattiva è stata sostenuta; l’Indice dei Prezzi al Consumo (IPCA) è cresciuto del +8,7% nel 2022.
Il mercato del lavoro ha risentito favorevolmente di tale dinamica, con un numero di occupati cresciuto del 2,4% (+0,7% nel 2021) ed un conseguente tasso di occupazione pari al 60,1%. Ciò si è riflesso in un forte calo del numero di persone in cerca d’occupazione (-339 mila unità) rispetto al 2021 e di inattivi (-484mila unità)[2].
Relativamente al quadro socioeconomico ligure, dal Rapporto regionale Banca d’Italia[3] pubblicato nel mese di giugno, emerge come nel 2022 l’attività economica in Liguria abbia continuato a espandersi.
L’occupazione ha continuato a crescere in tutti i settori, quasi esclusivamente con posizioni a tempo indeterminato, ed il tasso di disoccupazione si è ridotto. Il ricorso alla Cassa Integrazione è diminuito, attestandosi su livelli poco superiori a quelli pre-pandemici.
Il miglioramento del mercato del lavoro si è riflesso favorevolmente sui consumi, la cui dinamica ha certamente risentito della componente inflattiva. In tale contesto, le compravendite di immobili sono cresciute nel 2022, ma rallentando negli ultimi mesi, contestualmente alle decisioni comunitarie di incremento dei tassi di interesse.
Le imprese hanno registrato andamenti favorevoli dei fatturati, ma spesso legati al rialzo dei prezzi; le vendite in volumi sono infatti cresciute in misura modesta e gli investimenti si sono affievoliti. Il comparto delle costruzioni ha risentito favorevolmente della prosecuzione delle opere infrastrutturali e delle agevolazioni fiscali nell’edilizia. Nel terziario, i flussi turistici sono cresciuti ed i traffici portuali (mercantili e di passeggeri) sono aumentati.
L’incremento dei tassi di interesse ha rallentato l’erogazione di prestiti bancari alle imprese e le condizioni di accesso al credito sono diventate più restrittive.
Gli oneri degli enti decentrati della regione sono cresciuti, ma soprattutto in ragione dei maggiori costi legati ai consumi; gli investimenti fissi sono incrementati marginalmente. Nei prossimi anni, si assisterà all’ammodernamento della rete ferroviaria e delle infrastrutture portuali.
Secondo le stime riportate nella Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (NADEF), il Pil italiano è atteso in crescita nel 2023 ad un ritmo del +0,8%, sostenuto in particolare dalla domanda interna, che beneficia dell’incremento dell’occupazione e del rallentamento dell’inflazione. Nel 2024 la dinamica del PIL si attesterebbe al +1%[4], sospinta dalle componenti interne di domanda, in particolare dagli investimenti finanziati con i fondi europei.
[1] IMF, World Economic Outlook, October 2023: Navigating Global Divergences, 2023.
[2] Istat, Rapporto annuale 2023 in Pillole.
[3] Testo tratto da: Banca D’Italia, Economia regionali, L’Economia della Liguria, Rapporto Annuale, giugno 2023.
[4] MEF, Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (NADEF) – 27 settembre 2023.
Nell’estate 2023, l’economia mondiale mostra segnali di adeguamento al conflitto tra Russia e Ucraina. Si assestano i prezzi delle materie prime e le quotazioni del gas naturale sono tornate su valori inferiori a quelli del periodo precedente alle ostilità. Nonostante ciò, il ciclo economico globale sta rallentando; in Europa e Stati Uniti il livello dell’inflazione induce le banche centrali ad aumentare ancora i tassi di interesse, determinando un inasprimento delle condizioni creditizie che frena la domanda aggregata. In Cina l’attività è debole.
A ottobre il Fondo monetario internazionale (FMI) ha confermato le aspettative di rallentamento della crescita globale per il 2023, con una dinamica del Pil globale al +3%, cui fa riscontro una stima per gli Usa al +2,1%, Area Euro +0,7% e Cina +5%[1].
Nel 2022, in Italia è proseguita la crescita del Pil in volume ad un ritmo del +3,7% (revisione della stima di settembre 2023: +8,3% nel 2021); ciò ha permesso di recuperare pienamente i livelli produttivi ante crisi pandemica. Tale dinamica è stata sostenuta dalla domanda interna. Gli scambi con l’estero sono stati, infatti, fortemente influenzati dall’andamento dei prezzi; sebbene, infatti, le esportazioni in valore abbiano conseguito un forte incremento (+20%), la bilancia commerciale si è rivelata in passivo, in ragione di una dinamica delle importazioni (+34,6%) condizionata dal rincaro delle materie prime ed energetiche.
Le costruzioni (+10,2%) e le attività terziarie (+4,8%) hanno espresso maggiore dinamismo, mentre le attività industriali hanno sostanzialmente manutenuto i livelli produttivi del 2021 (-0,1%). A livello territoriale, il Nord-Est (+4,2%) è la macroarea che ha registrato la dinamica più soddisfacente, seguita dal Centro (4,1%), mentre Mezzogiorno (+3,5%) e Nord-Ovest (+3,1%) hanno evidenziato tassi di crescita consistenti, ma meno marcati.
In tale contesto, come noto, la dinamica inflattiva è stata sostenuta; l’Indice dei Prezzi al Consumo (IPCA) è cresciuto del +8,7% nel 2022.
Il mercato del lavoro ha risentito favorevolmente di tale dinamica, con un numero di occupati cresciuto del 2,4% (+0,7% nel 2021) ed un conseguente tasso di occupazione pari al 60,1%. Ciò si è riflesso in un forte calo del numero di persone in cerca d’occupazione (-339 mila unità) rispetto al 2021 e di inattivi (-484mila unità)[2].
Relativamente al quadro socioeconomico ligure, dal Rapporto regionale Banca d’Italia[3] pubblicato nel mese di giugno, emerge come nel 2022 l’attività economica in Liguria abbia continuato a espandersi.
L’occupazione ha continuato a crescere in tutti i settori, quasi esclusivamente con posizioni a tempo indeterminato, ed il tasso di disoccupazione si è ridotto. Il ricorso alla Cassa Integrazione è diminuito, attestandosi su livelli poco superiori a quelli pre-pandemici.
Il miglioramento del mercato del lavoro si è riflesso favorevolmente sui consumi, la cui dinamica ha certamente risentito della componente inflattiva. In tale contesto, le compravendite di immobili sono cresciute nel 2022, ma rallentando negli ultimi mesi, contestualmente alle decisioni comunitarie di incremento dei tassi di interesse.
Le imprese hanno registrato andamenti favorevoli dei fatturati, ma spesso legati al rialzo dei prezzi; le vendite in volumi sono infatti cresciute in misura modesta e gli investimenti si sono affievoliti. Il comparto delle costruzioni ha risentito favorevolmente della prosecuzione delle opere infrastrutturali e delle agevolazioni fiscali nell’edilizia. Nel terziario, i flussi turistici sono cresciuti ed i traffici portuali (mercantili e di passeggeri) sono aumentati.
L’incremento dei tassi di interesse ha rallentato l’erogazione di prestiti bancari alle imprese e le condizioni di accesso al credito sono diventate più restrittive.
Gli oneri degli enti decentrati della regione sono cresciuti, ma soprattutto in ragione dei maggiori costi legati ai consumi; gli investimenti fissi sono incrementati marginalmente. Nei prossimi anni, si assisterà all’ammodernamento della rete ferroviaria e delle infrastrutture portuali.
Secondo le stime riportate nella Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (NADEF), il Pil italiano è atteso in crescita nel 2023 ad un ritmo del +0,8%, sostenuto in particolare dalla domanda interna, che beneficia dell’incremento dell’occupazione e del rallentamento dell’inflazione. Nel 2024 la dinamica del PIL si attesterebbe al +1%[4], sospinta dalle componenti interne di domanda, in particolare dagli investimenti finanziati con i fondi europei.
[1] IMF, World Economic Outlook, October 2023: Navigating Global Divergences, 2023.
[2] Istat, Rapporto annuale 2023 in Pillole.
[3] Testo tratto da: Banca D’Italia, Economia regionali, L’Economia della Liguria, Rapporto Annuale, giugno 2023.
[4] MEF, Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (NADEF) – 27 settembre 2023.
Più imprese edili e di servizi. Meno imprese nel commercio, nell’agricoltura e nell’industria. Queste alcune delle evidenze che emergono dall’analisi della Camera di Commercio Riviere di Liguria sui dati Movimprese che fotografa l’andamento demografico delle imprese della provincia di Savona nel 2023. Con 28.717 imprese registrate al 31 dicembre 2023, il saldo tra iscrizioni e cessazioni è negativo con meno 94 unità (-0,32% in termini percentuali), un dato che riporta la consistenza delle imprese ai livelli del periodo pandemico.
Nel 2020, anno di maggior impatto della pandemia, il saldo tra aperture e chiusure aveva fatto registrare un valore negativo (-75 unità), completamente riassorbito nel 2021 quando si era registrata una ripresa (+223) proseguita anche nel 2022, pur con un saldo leggermente inferiore (+119). I dati del 2023 rappresentano quindi una inversione di rotta, che risente, oltre tutto, dello scenario economico nazionale d’incertezza caratterizzato da inflazione, tensioni geopolitiche e cambiamenti tecnologici. Il rapporto tra le aperture di nuove imprese e la chiusura di imprese esistenti, riflette questa situazione: il tasso delle cessazioni (+5,42%) supera sensibilmente quello delle iscrizioni (+5,09%). In valori assoluti, si è passati, per quanto riguarda le iscrizioni, dalle 1.467 nuove aperture del 2022 alle 1.480 del 2023, mentre, per quanto riguarda le cessazioni, si è passati dalle 1.348 cessazioni del 2022 alle 1.574 del 2023.
Il confronto tra aree geografiche evidenzia come il tasso di crescita del numero delle imprese del Savonese (-0.32) risulti inferiore sia a quello regionale (-0,02%) sia a quello del Nord Ovest (+0,73%) sia nazionale (+0,7%).
Dal punto di vista settoriale, rispetto al 2022, si registrano tassi di crescita positivi per quanto riguarda le costruzioni (+1,57%) ed i servizi (+0,74%), mentre hanno segno negativo agricoltura (-2,65%), commercio (-2,69%) ed industria (-0,33%).
La lettura dei dati riferita alla forma giuridica delle imprese evidenzia una crescita delle società di capitali che a fine 2023 sono aumentate di 112 unità rispetto al 2022 (+2,35% in termini percentuali). Le imprese individuali – invece - che rappresentano oltre la metà (58%) del totale delle imprese registrate in provincia di Savona, risultano in diminuzione rispetto al 2022: 95 unità in meno, corrispondenti a meno 0,56% in termini percentuali.
Secondo il Vicepresidente dell’Ente camerale, Angelo Berlangieri, tuttavia, i dati vanno correttamente interpretati non solo da un punto di vista quantitativo ma, soprattutto, sotto l’aspetto qualitativo. “Occorre valutare anche il ‘peso’ delle aziende che cessano – commenta Berlangieri. A chiudere sono infatti soprattutto le imprese individuali, mentre l’aumento del numero di imprese costituite nella forma di società di capitali testimonia un processo di trasformazione verso forme di impresa più strutturate, aspetto sicuramente positivo. La diminuzione numerica registrata, inoltre, non è tale da incidere sulla tenuta del sistema economico savonese, che altri dati confermano come performante, ad esempio, dal punto di vista del lavoro, della portualità, del valore aggiunto provinciale”, conclude il Vicepresidente della Camera di Commercio
Più imprese manifatturiere, edili e di servizi. Meno imprese nel commercio e nell’agricoltura. Queste alcune delle evidenze che emergono dall’analisi della Camera di Commercio Riviere di Liguria sui dati Movimprese che fotografa l’andamento demografico delle imprese della provincia della Spezia nel 2023. Con 20.633 imprese registrate al 31 dicembre 2023, il saldo tra iscrizioni e cessazioni è positivo per il terzo anno consecutivo con più 170 unità. La migliore performance tra le quattro province liguri.
“Chiudere l’anno con un saldo attivo di 170 imprese – commenta Marco Casarino, segretario generale della Camera di Commercio – è per la provincia spezzina un segnale importante che conferma l’andamento positivo registrato dal 2021 in avanti: è infatti il terzo anno consecutivo che il saldo tra iscrizioni e cessazioni risulta positivo. Dopo lo stop del 2020 legato alla pandemia (-7 imprese), il rimbalzo del 2021 (+249) e l’assestamento del 2022 (+163), i dati del 2023 rappresentano quindi una situazione di stabilità pur in uno scenario economico nazionale d’incertezza caratterizzato da inflazione, tensioni geopolitiche e cambiamenti tecnologici”.
A questo saldo positivo corrisponde un tasso di crescita dello 0,82%, che vede Spezia superare in positivo non solo il dato regionale ma anche quello nazionale. “Guardando le aree geografiche – prosegue Casarino - il tasso di crescita del numero delle nostre imprese (0,82%) risulta migliore rispetto sia al dato nazionale (+0,70%) sia a quello del Nord Ovest (0,73%) e a quello regionale (- 0,02%)”.
“I settori in cui si concentra la crescita maggiore sono l’Industria con +2,13%, i Servizi con +1,87% e le Costruzioni con +1,03%, mentre si registra una contrazione per il Commercio (-2,19%) e l’Agricoltura (-1,73%)”.
“Analizzando la forma giuridica delle imprese – sottolinea inoltre Casarino – si può constatare un rafforzamento della struttura del sistema imprenditoriale spezzino: il saldo positivo del 2023 è spiegato interamente dalla crescita delle società di capitali, cresciute nel 2023 di 276 unità rispetto all’anno precedente, con un tasso di crescita pari al 4,51%. Le imprese individuali, che continuano a rappresentare circa la metà (48%) del totale delle imprese della provincia della Spezia, mostrano invece una flessione, seppur minima, di 28 unità che si traduce in un -0,28%”.
“Il rapporto tra le aperture di nuove imprese e la chiusura di imprese esistenti, infine, evidenzia, rispetto al 2022, un sostanziale allineamento: 5,85% il tasso di iscrizione e 5,03% il tasso di cessazione. In valori assoluti si è passati, per quanto riguarda le iscrizioni, dalle 1.131 nuove aperture del 2022 alle 1.211 del 2023, mentre, per quanto riguarda le cessazioni non d’ufficio, si è passati dalle 968 del 2022 alle 1.041 del 2023”, conclude il segretario generale. Le 20.633 imprese registrate alla Spezia sono così ripartite sul territorio: il 48% si trova nell’Area del Golfo, il 31,5% in Val di Magra, 11,7% in Val di Vara e l’8,9% nella Riviera.
Più imprese edili e di servizi. Meno imprese nel commercio, nell’agricoltura e nell’industria. Queste alcune delle evidenze che emergono dall’analisi della Camera di Commercio Riviere di Liguria sui dati Movimprese che fotografa l’andamento demografico delle imprese della provincia di Imperia nel 2023. Con 24.971 imprese registrate al 31 dicembre 2023, il saldo tra iscrizioni e cessazioni è positivo per il terzo anno consecutivo con più 17 unità (+0,07% in termini percentuali), un incremento che, tuttavia, risulta sensibilmente ridimensionato rispetto a quello dell’anno precedente.
Se nel 2020, anno segnato dalla pandemia, si era registrato un modesto incremento (+10 unità), il 2021 aveva invece messo a segno un deciso rimbalzo (+325), seguito da un ulteriore incremento, seppure di minore entità (+213) nel 2022. I dati del 2023 rappresentano quindi una situazione di stabilità pur in uno scenario economico nazionale d’incertezza caratterizzato da inflazione, tensioni geopolitiche e cambiamenti tecnologici.
Il confronto tra aree geografiche evidenzia come il tasso di crescita del numero delle imprese dell’Imperiese (+0,07%) risulti migliore rispetto a quello regionale (-0,02%), ma sia decisamente peggiore sia di quello del Nord Ovest (+0,73%) sia di quello nazionale (+0,7%).
Dal punto di vista settoriale, rispetto al 2022, si registrano tassi di crescita per quanto riguarda le costruzioni (+2,43%) ed i servizi (+1,01%), mentre hanno segno negativo agricoltura (-1,54%), commercio (-1,54%) ed industria (-0,15%).
La lettura dei dati riferita alla forma giuridica delle imprese evidenzia una crescita delle società di capitali che a fine 2023 sono aumentate di 127 unità rispetto al 2022 (+3,06% in termini percentuali). Le imprese individuali – invece - che rappresentano il 60% del totale delle imprese registrate in provincia di Imperia, risultano in diminuzione rispetto al 2022: 35 unità in meno, corrispondenti a meno 0,23% in termini percentuali.
Il rapporto tra le aperture di nuove imprese e la chiusura di imprese esistenti, infine, evidenzia, rispetto al 2022, un sostanziale allineamento: 5,10% il tasso di iscrizione e 5,04% il tasso di cessazione. In valori assoluti si è passati, per quanto riguarda le iscrizioni, dalle 1.422 nuove aperture del 2022 alle 1.285 del 2023, mentre, per quanto riguarda le cessazioni non d’ufficio, si è passati dalle 1.209 del 2022 alle 1.268 del 2023.