L’innovazione che serve per affrontare il fenomeno dei NEET, i giovani che non studiano e non lavorano
Federico Capeci, Ceo di Kantar in Italia, sottolinea l’importanza di capire il pensiero dei giovanissimi, una competenza chiave per il futuro, e di come molti di essi si perdano lungo il percorso della vita. Abbiamo voluto analizzare la questione da un punto di vista delle motivazioni.
L’indagine ha rivelato che i NEET non sono un gruppo omogeneo, ma presentano sette distinti profili psicologici e motivazionali: i libertini, i disillusi, i pretenziosi, i pit-stopper, i fragili, i ritirati e i disorientati.
Ogni gruppo è caratterizzato da differenti atteggiamenti verso il lavoro e la vita, influenzati da fattori psicologici, sociali ed economici, ed è importante andare oltre i dati statistici per comprendere le vere motivazioni dei giovani.
La ricerca ha portato all’elaborazione dell’acronimo Madei, che sintetizza fattori del fenomeno: marginalizzazione, ansia, disillusione, entitlement e idea di lavoro, invitando i “grandi” a sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda dei giovani per poter agire efficacemente.
In un paese che invecchia, è fondamentale adottare strategie innovative e collaborative per recuperare il potenziale inespresso di questa generazione, per stimolare creatività e coinvolgimento.
Rapporto “Il pensiero creativo” https://www.foe.it/files/2024/10/Rapporto-nazionale-PISA-OCSE-2022-Creative-Thinking.pdf
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